In merito alla questione del
cinipide del castagno (questo è un imenottero che determina la formazione di galle
sui castagni causando una drastica diminuzione dei frutti e nei casi più
estremi causa la morte della stessa pianta) sono state spese molte parole, si
sono tenute innumerevoli conferenze, varati i più disparati interventi, ma
nessuno ha voluto, come sempre, limitarsi ad evidenziare la realtà dei fatti, e
cioè che una risorsa strategica per l’intera Irpinia come le castagne sono
state sistematicamente poste sotto attacco e che, in tale meschino intervento,
c’è stato ed è in atto un’infame speculazione.
Le castagne da millenni caratterizzano un ampio territorio della nostra provincia ed in alcuni casi sono persino espressione di altissima qualità, rinomate in tutto il mondo, si pensi alle castagne di Montella; in tempi di guerre e di povertà estrema le castagne sono state il pane degli irpini; ma oggi non si esagera a definire le castagne irpine un frutto a rischio estinzione. Questo “splendido risultato” è stato perseguito e ottenuto dai soliti attori che, fedeli come sempre solo ed unicamente alla loro logica disumana, hanno operato in piena sintonia per privare il popolo di qualcosa che molti (francamente sbagliando) ritengono ormai superfluo.
L’Unione Europea, il Ministero
per le politiche agricole e quello per la salute, i vari assessorati
all’agricoltura, sia a livello regionale, che provinciale e locale, i vari
ispettorati agrari, le facoltà d’agraria di numerose università nazionali e persino
molti castanicoltori stessi si sono resi protagonisti di un autentico crimine.
Ma cercando di andare per ordine, si inizia col ricordare come una patologia
ben nota da oltre trenta anni, come quella del cinipide del castagno, sia stata
fatta volutamente introdurre in Italia alla fine degli anni Novanta. E sempre
omettendo qualsiasi efficace intervento per contenerne la diffusione (cosa più
che fattibile se solo ci fosse stata un’effettiva volontà politica), la
patologia in questione è giunta anche in Irpinia.
Il reale obiettivo di chi si
nasconde dietro l’Unione Europea è molto chiaro, annientare l’agricoltura
biologica; e una patologia come quella del cinipide rappresenta uno dei modi
classici per colpire, mediante una serie di meccanismi anonimi, l’agricoltura
sana e, allo stesso tempo, la salute delle persone. Si afferma ciò perché come
sempre operano i disumani, dietro ad una parvenza di bontà, che nel caso in
questione è costituito dalla lotta biologica con l’introduzione di un insetto
antagonista (un altro imenottero, il torymus sinensis, che si alimenta di
cinipide), allo stesso tempo il Ministero della salute ha consentito che i
castagni fossero trattati con dei prodotti altamente tossici come il Karate
Zeon (la cui efficacia effettiva nella lotta al cinipide è pari allo zero e le
relative procedure per far rientrare tale prodotto tra quelli consentiti è
stata una totale forzature degli atti normalmente previsti dalla legge); ed
inoltre, in altra sede lo stesso ministero ammette l’elevata incidenza tumorale
del prodotto in questione.
Ma ciò è stato solo l’inizio, perché
con l’autorizzazione da parte del Ministero per un unico e solo trattamento si
è scatenata, da parte di innumerevoli castanicoltori locali, un’azione
selvaggia con l’impiego massiccio dei suddetti prodotti fitosanitari, spesso
acquistati sul mercato nero e utilizzati senza le dovute precauzioni. Il
risultato, nei peggiori dei casi, è stata la morte delle piante di castagno, la
morte di una parte consistente degli insetti impollinatori e degli insetti
inibitori, e l’aver reso il relativo sottobosco un campo di morte.
A tutto ciò si aggiungono
l’ennesime truffe sia in merito ai fondi stanziati dagli enti pubblici per
contrastare il cinipide, che sistematicamente vanno a finire ai soliti
commercianti pseudo castanicoltori che pubblicamente si vantano di aver
trattato con i prodotti precedentemente citati le proprie piante (e poi le
spacciano sul mercato come prodotto biologico); e sia per ciò che riguarda il
mercato degli insetti inibitori, dove si registra di fatto un monopolio che
consente di speculare in maniera indegna.
Oggi, non contenti di quanto
realizzato fino a questo punto, sempre i soliti protagonisti di questo crimine
si stanno preparando per l’ennesima truffa, giusto per annientare quanto si è
riuscito a salvare fino adesso. Nello specifico, a detta dell’assessore
all’agricoltura della Regione Lazio esiste un fungo che già è presente in
natura e che oltre ad attecchire sulle castagne sarebbe in grado di attaccare
anche le galle del cinipide del castagno, e si vorrebbe provare ad intervenire
su tale fungo aumentandone la sua azione, anche se non si comprende bene come
poi si possano salvare le castagne e far attaccare da questa mussa le sole galle.
Alcuni sostengono che con un’azione combinata tra mussa e ciò che dovrebbe
annientare la stessa, se eseguiti in specifici periodi e particolari modalità
si possa avere un risultato accettabile, pur dovendo sottoporre a continui
trattamenti le piante di castagno, e in questo consisterebbe la nuova truffa,
condannare in un modo o in un altro la coltura del castagno al costante trattamento
chimico. Si vedrà, certo è che qualcosa bolle in pentola, e i precedenti non
fanno ben sperare, ma soprattutto i funzionari dei vari enti pubblici continuano
ad avere un comportamento molto strano in merito a queste notizie, che fanno
fatica a trapelare e sono, come sempre, ben celate e condivise con i soli
soggetti che andranno a beneficiare dei cospicui fondi stanziati per i vari
interventi previsti.
Comunque, lo scenario nel suo
complesso è francamente tragico, ma è doveroso reagire e tentare di preservare
i castagni e il suo nobile frutto. Tra le poche certezze, in questo clima di
mistero, è che bisognerà cambiare le modalità di gestione dei frutteti in
maniera tale da consentire agli operatori di intervenire con maggiore facilità
e mantenere viva la tradizione della coltura biologica della castagna irpina. Inoltre,
è opportuno affrancarsi dalle istituzioni e da quei privati che non hanno mai
compreso il reale spirito e valore identitario insito nella coltura della
castagna, ma anzi si sono resi sempre protagonisti di condotte poco onorevoli,
basti pensare all’espressione: “Castagne lavorate a Montella”, che esprime la
falsità e la violenza proprie di chi ha una natura disumana.
Hirpus